Francis Poulenc (1899 - 1963): Valse in do maggiore, dall’Album des Six (1919). Pascal Rogé, pianoforte.
Poulenc: Élégie (1959). Güher e Süher Pekinel, pianoforti.
Poulenc: Mélancolie (1940). Pascal Rogé, pianoforte.
Poulenc: L’embarquement pour Cythère, valse-musette (1951). Vronsky & Babin, pianoforti.
Jean Françaix (1912 - 1997): Musique pour faire plaisir d’après Francis Poulenc pour 10 instruments à vent (1984). Bläser Ensemble Mainz, dir. Klaus Rainer Schöll.
1. Petite valse – Introduction
2. Élégie [2:10]
3. L’embarquement pour Cythère, grande valse démocratique [6:00]
«Francis Poulenc era impegnato nella composizione dei Dialogues des Carmelites quando mi chiese di orchestrare il suo Babar, histoire d’un petit éléphant : il dramma di Mme von Le Fort lo teneva lontano da ogni frivolezza. Forte di questa missione, ho subito accolto l’idea di Klaus Rainer Schöll di fare il recidivo, strumentando per il suo ensemble prima la Valse tratta dall’Album des Six ; poi la bella Élégie composta in memoria della contessa di Polignac, una delle più affascinanti dame parigine, figlia di Jeanne Lanvin, e inoltre eccellente interprete di romanze da camera, allieva come me di Nadia Boulanger; e infine L’embarquement pour Cythère – l’allusione al famoso dipinto di Watteau è assai ironica, perché in quel brano Poulenc fa riferimento a un ballo popolare sulle rive della Marna, dove le ninfe sono un po’ cialtroncelle e ancor più spudorate delle loro mitologiche antenate» (Jean Françaix).
La grande musica di Poulenc!
E che dire di Jean Françaix? 🙂
Claudio, bella bella l’interpretazione di Pascal Rogé.
Buona serata, mon ami!
gb
Grazie, buona serata anche a te 🙂
Bello incontrarti in diretta!
Ciao, Claudio.
🙂 🙂
gb
Sono in procinto di iniziare uno dei miei soliti viaggi attraverso l’Italia settentrionale in compagnia di Puck, perciò in questi ultimi giorni mi sono dedicato alla programmazione del blog per tutto il periodo in cui non potrò occuparmene quotidianamente – in effetti ho predisposto l’uscita degli articoli fino al 3 maggio 😉
Ciao!
Tu sei un tesoro, Claudio.
Insomma una perla vera, una di quelle introvabili.
😉 🙂
Allora buon viaggio a te e al tuo inseparabile, adorabile Puck!
Ciao!
gb
A presto!
…la straordinaria “frivolezza” di Poulenc… un saluto…
Benvenuto, e a presto!
1. Come rendere bella bella una valse!
2. Non ascoltata perché ho intuito che non mi sarebbe piaciuta molto.
3. Beh, che dire… Insolito Poulenc, ma esprime bene la promessa del titolo.
4. Per caso ha voluto velarlo di un po’ di ironia? (ah, leggo ora la tua spiegazione e, dunque, che l’avevo colta! E so’ soddisfazioni…)
5. Belli i “guizzi” del clarinetto (se lo è). Saranno proprio un omaggio a Poulenc, uno dei pochi compositori che dà spazio a questo strumento?
Scusa, leggo ora che la spiegazione era di Françaix.
Un commento non richiesto: il quadro di Watteau non mi piace punto.
Chacun à son goût.
1. Soprattutto spiritosa.
2. Ma è bellissima.
3. Insolito?
4. Assolutamente ironico.
5. Certo, non a caso è un omaggio di Françaix a Poulenc.
1. Io di solito trovo le ‘valses’ stucchevoli, perciò questa per me è stata un sollievo e una goduria.
2. Ci riproverò (forse)
3. Insolito per me. Sono abituata a opere più… frizzanti, fresche.
4. Meno male che per una volta ci ero arrivata da sola
5. Ho capito che era un omaggio a Poulenc, ma intendevo sottolineare l’omaggio, in particolare, al clarinetto!
1. Tutti i Walzer o solo le valses?
2. Nella versione di Françaix ti è piaciuta?
3. Poulenc ha scritto cose anche un po’ “grevi”, come i Dialogues.
4. Bene 🙂
4. Appunto.
1. Tutti (anche i minuetti and the like)
2. Non molto
3. Sì, come ti dicevo devo essermi abituata ad altri ascolti. Terrò presente il tuo suggerimento.
4. Grazie per la fiducia, perché avrei anche potuto bluffare…
5. Appunto. L’iper-omaggio era chiaro e specificato, l’ipo- l’ho apprezzato in particolare.
Riascoltata la 2. No, non è male (c’è per caso un po’ di ironia anche lì?)
No. Benché l’ironia abbondi nella musica di Poulenc, un brano “in memoriam” di solito ne è scevro – anche se può comunque essere musique pour faire plaisir.
Fra i minuetti, però, questo non è male, no?
Scusa, intendevo il secondo movimento dell’omaggio.
Invece, ho ascoltato la 2 che avevo interrotto e ho amato molto gli ultimi 3-4 minuti, dove ci sono delle pause davvero belle.
Ecco.
Per quanto riguarda Walzer e valses, che mi dici di questo insolito Chopin?
Facciamo un patto: ascolto Chopin ma non mi sciroppo Ravel, ok? Solerte, sì, ma come dicevi tu, ognuno ha i suoi gusti. 😀
Mi piacciono molto le cose insolite e Chopin mi è piaciuto molto. Grazie un bel regalo che tiene conto delle paturnie del destinatario. In effetti non ha nulla di canonicamente walzeriano o valseriano. Sai che adoro l’energia. Vabbè, visto che è andata bene, qualche minuto di assaggio lo do anche a Ravel…
Beh, vabbè, ma a te piace vincere facile! Con me, in realtà, darebbe meglio dire “difficile”, quindi onore al merito. Tranne un po’ della sua solita “acquaticità”, non sembra neanche Ravel, e per me è un complimento. È una castroneria accostarlo a Debussy? Comunque, grazie anche per questo. Sei solerte anche tu nel cercare di sgretolare i miei muri 😀
Debussy e Ravel meno vicini di quanto si potrebbe pensare.
Di Ravel conoscevo già diverse cose, poi un giorno ascoltai il Quartetto e fu come scoprire un altro compositore, entusiasmante.
Debussy ha creato la musica del Novecento.
* sarebbe
Il saggio dice anche: non sai che cosa ti perdi.
E Calvino, visto che anche tu come follower sei solerte, diceva un’altra cosa…
Meno male che Ravel e Debussy non sono poi così vicini (ma io che so’ ‘na zappa, ho ravvisato qualcosa di simile), così posso tenermi Debussy in santa pace. Che poi, avrà pure creato la musica del Novecento, ma tutto ‘sto scarto rivoluzionario io non lo sento…
E ancora (spesso anche qui da te) c’è musica del Novecento che sembra del secolo precedente (senza offesa: ma com’è?).
Ora ovviamente mi costringi a chiederti di farmi ascoltare il Quartetto di Ravel che ti ha “rapito”. Anche perché fino a quattro li reggo bene e li apprezzo pure. Anche cinque e anche tre.
Be’, in Debussy la rottura con quanto viene prima è abbastanza evidente.
I Quartetti dei due francesi sono qui, Debussy:
https://clamarcap.com/2014/08/16/quatuor-a-cordes-1/
e Ravel:
https://clamarcap.com/2014/08/17/quatuor-a-cordes-2/
Nel Novecento musicale le tendenze compositive sono molteplici, io cerco di tener conto un po’ di tutto. Poi, mi sembra di averlo già scritto, i miei preferiti sono Jehan Alain (l’adoro) e Leoš Janáček, e poi György Ligeti e Tōru Takemitsu: di tutti e quattro ho messo nel blog varie cose che troverai facilmente cliccando sui loro nomi nel cloud dei Soggetti, a destra nella pagina.
Sì, le istruzioni me le hai già date, ma io continua a dire che pubblichi parecchia musica del Novecento che non è… novecentesca 😀
Ovviamente, i compositori che hai nominato lo sono!
Ora cerco di fare i compiti (con piacere, naturalmente, caro Maestro Manzi privato).
Comunicazione di servizio: oggi vado ad ascoltare la Grande messe des morts, op. 5 di Berlioz (mi spaventa un po’ l’organico a dir poco imponente, ma sono sicura che mi piacerà) (e buongiorno!)
* continuo
Mah, è opinione comune che la musica (seria) del ‘900 sia stata dodecafonia – serialismo – puntillismo – avanguardie e basta: ma c’è stato anche molto altro, e soprattutto la musica non si è fermata a Darmstadt. Mi interessa che si sappia.
Buon dì 🙂
Dai, pensavo che si fosse fermata a Eboli 😀
Sì, ho verificato (mi chiamo Tommaso di secondo nome), ed effettivamente Ravel e Debussy segnano “la” svolta. Credo che dovrebbe coincidere con la fine del Romanticismo, no? Solo che molti compositori del Novecento paiono ancora affezionati a quel periodo..
E sì, hai ragione, la musica “veramente” novecentesca è quella che hai detto tu, quindi Berg, Webern, Schönberg, Boulez e pochi altri, tra i quali – contaminati con la musica popolare – Weill Dvořák e Smetana…
Forse anche Bartók? Busoni? Dallapiccola? Bettinelli (che era pure un mio parente)? Britten (bah)? Petrassi? Mosca (che mi piace molto)? E aggiungo Savall per le sue notevoli ricerche e sperimentazioni.
Ho fatto un pasticciaccio brutto? È che ho cercato di parlare solo di quelli che conosco e che mi piacciono. Sicuramente ne ho dimenticato qualcuno. Conosco invece i nomi della “scuola di Darmstadt ma mi piacerebbe sapere chi sono quelli che non si sono fermati lì…
Leggo poi di post-modernisti, minimalisti e post-minimalisti.
E apprendo da te dei “puntillisti” (?).
(confesso, un’occhiatina a Wiki l’ho data…)
P. S. Ho saltato Cage volutamente perché mi sta antipatico, o quelli che ne parlano lo usano come un articolo per tutte le stagioni.
P. P. S. Ho saltato anche la musica elettronica, con la quale mio padre ci “deliziava” spesso e volentieri
Be’, un po’ di confusione c’è 😀 ma sei sulla strada buona.
Il mio “messaggio” principale era:
“Solo che molti compositori del Novecento paiono ancora affezionati a quel periodo”.
Ok, confusione, lo so, ma non hai schiarito le mie nebbie (lo so che faccio troppe domande!).
A proposito di Cage, mi sono dimenticata di specificare che forse mi sta antipatico come Socrate per colpa di Platone 😀
Non credo che si possa dire che quei compositori fossero “affezionati all’Ottocento”: al contrario di Schoenberg & Co., ritenevano che le risorse della musica tonale non fossero ancora del tutto esaurite.
Un po’ di confusione, sì: fra l’altro avevi messo nel mazzo anche Smetana e Dvořák, che sono dell’Ottocento (il secondo defunse nel 1904, l’altro vent’anni prima).
Cage di persona non era affatto antipatico, ma posso capire che per te sia come Socrate a causa di Platone 😀
Quelli che ho messo in mezzo erano solo per fare un esempio di “contaminazione” con la musica popolare (non fare il finto tonto).
Quello che voglio dire, e su cui continuerò a insistere, è che senza andare sul dodecafonico, seriale, ecc. ecc. si può innovare in tanti modi. Non credo di aver bisogno di dirteli io. (e bonanotte!)
Ah, scusa, non si capiva. Perché solo i boemi? Ce ne sono stati una caterva 🙂
Non capisco perché tu faccia la ramanzina a me se molti compositori del Novecento sono rimasti attaccati agli stilemi ottocenteschi. Non gliel’ho mica prescritto io.
Ma quale ramanzina: sei una sponda con cui si può dialogare!
Ah… (e buongiorno!)
Ok. Buon giorno 🙂
Sei più permaloso di me! ❤
No, non lo sono per niente 🙂